
Caro Dottore,
dato che il parto è vicino (si spera), la volevo ringraziare di cuore per tutto. E le volevo chiedere un ultimo regalo.
Abbiamo detto che con i vari controlli ecografici dovremmo avere escluso le anomalie cromosomi-che più gravi, mentre rimane alta la probabilità che il nostro bimbo abbia la sindrome di Down. Questo si saprà al momento del parto e potrà accadere che la probabilità si trasformi in certezza. Se sarà presente al parto, forse sarà proprio lei a dovercelo comunicare. Per fortuna lei sa bene che questo fatto è solo un dettaglio e che la gioia di prendere finalmente fra le braccia il nostro bimbo non sarà minimamente turbata dalla notizia.
Ecco quindi il piccolo regalo che le chiedo: che condivida pienamente con noi questa gioia.
Mi scusi se mi permetto di chiederle questo. Per noi sarebbe veramente prezioso poterla condividere con lei. Forse lì in ospedale lei sarà l’unico con cui condividerla. Com’è prevedibile, si potrebbe venire a creare un clima di facce serie o tristi. Perfino genitori e suoceri, se saranno presenti, inco-minceranno a piangere o diventeranno tristi (e Dio solo sa se mai finiranno di esserlo!). E così que-sto nostro bimbo verrà privato senza motivo dell’entusiasmo che accompagna ogni nascita.
Eppure ci saranno buoni motivi per essere allegri esattamente come al solito; come tutti i bambini, il nostro bimbo si sazierà dell’amore sincero con cui verrà accolto. Noi ce ne prenderemo cura come ogni genitore fa con i suoi figli, occupandoci di tutti i problemi (più o meno gravi) che un figlio può avere. Non c’è di che avere paura, non c’è di che essere tristi; non ci sono particolari nuvole nere all’orizzonte, né per noi, né per lui.
Paradossalmente, si dovrebbe essere più felici per la sua nascita, più che per la nascita di un bambi-no “normale”. Basterebbe pensare al fatto che se questo bimbo fosse finito in un’altra pancia, non sarebbe forse riuscito a nascere. S’immagini con quale gioia una mamma deve aver riabbracciato un figlio fuggito o sopravvissuto a un campo di sterminio: non certo con la solita gioia! Allo stesso modo la nostra felicità sarà veramente grande.
In un certo senso, se il nostro bimbo fosse davvero malato, io quasi ci vedrei una manifestazione di “predilezione” da parte del nostro caro Padreterno… Al primo sospetto di malattia, quando mi sono immediatamente chiesta: “Perché proprio a me?”, la risposta l’ho trovata subito: perché di noi si può fidare!!! Ci ha già donato talmente tanto nella vita (e ancora continuerà a farlo), che si può permettere di farci questo “dono difficile”, sa che noi comprendiamo quanto è grande, sa che non dubitiamo di Lui, sa che possiamo essere in grado di vivere questa circostanza con il suo continuo dono.
Certo, è davvero assurdo il pregiudizio razziale nei confronti di questi bambini Down! Come se un bambino non fosse un bambino e basta: il fatto che sia in qualche modo malato, non dovrebbe farci aprire di più le braccia e il cuore? Com’è possibile che non risulti evidente che tutti i bambini sono uguali? Che senso ha distinguere quelli normali dagli altri? Anche tutti quelli normali sono diversi fra di loro; insegno a scuola da un po’ e ho avuto modo di studiare attentamente le loro diversità. C’è chi ci stupisce per una cosa, chi per un’altra… ognuno ha un fascino particolare, a volte anche nella miseria di quelle che chiamiamo abilità o capacità. Una società democratica non dovrebbe fare troppa fatica a riconoscere questa uguaglianza. Certo che ormai questa nostra cultura, di democrati-co, ha proprio solo il nome!
Qui la fede non c’entra proprio. Che tutti i bambini sono uguali (o che un feto e un bambino sono la stessa cosa) è un’evidenza della ragione, un fatto che bisognerebbe solo “vedere”. Ma ormai la ra-gione, che tanti sbandierano ad ogni occasione, in realtà è stata brutalmente sedata e immersa in un sonno profondo. E “genera mostri”! Oggi come oggi, vivere una dimensione religiosa sana e auten-tica è forse l’unica esperienza in grado di riattivare l’uso della ragione, di restituire alla vita quelle caratteristiche “normali” e “umane” che pare avere perso…
Invece tanti dicono che i cattolici sono oscurantisti! Che strano siano spesso gli unici ad affermare con forza l’uguaglianza fra i bambini! Strano che sia proprio la fede a garantire un atteggiamento ragionevole e pienamente umano di fronte a questi piccoli. Per chi crede, si aggiunge qualcosa in più, perché l’uguaglianza si rivela molto più radicale; ogni volta che nasce un bimbo è Natale. Ogni bambino concepito diventa “adorabile”!!!
Continua a sembrarmi strano che la gente pensi che chi ha fede abbia semplicemente dei valori o degli ideali da seguire; evidentemente del cristianesimo non ha mai capito o non ha mai voluto capi-re nulla. Da quando il Mistero della vita e del mondo ha avuto l’intuizione geniale di rivelarsi, di “incarnarsi”, tutto è diventato semplice: il mistero stesso mi può parlare, abbracciare, stringere la mano, amare concretamente (perfino carnalmente visto che sono sposata!). Un cristiano è una per-sona davvero tanto concreta, un sano materialista: abbracciare un bambino o pregare sono la stessa cosa.
Io e Nicola, quando ci siamo sposati, abbiamo scelto un salmo che ci accompagnasse per tutta la vita. Si tratta del salmo “Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente”; il cuore e la carne effettivamente hanno esultato spesso, in modo speciale alla nascita dei nostri bambini. E anche questa volta sarà così. E la nostra speranza è che ogni persona scopra quel tanto o poco di fede che basta per non perdersi la bellezza della vita.
Speriamo che questa piccola nostra fede ci accompagni per i prossimi anni: una fede che ci servirà tanto, non solo per relazionarci con i nostri figli, con i loro problemi o con i nostri amici, ma con tutti gli altri (genitori compresi, quasi certamente). Forse i problemi più grossi infatti sorgeranno in tal senso.
E’ triste pensare che per qualsiasi mamma il fatto di prendersi cura di un bimbo con la sindrome di Down non sarebbe probabilmente di per sé un gran problema. Il vero problema, quello che scorag-gia e conduce alla decisione sofferta e disumana di eliminarlo prima di nascere, è il dover affrontare quotidianamente (e per tutta la vita) i pregiudizi e la stupidità della gente che ci circonda.
Non è tanto la forza di affrontare i problemi legati alla sindrome di Down che ci potrà venire a mancare, quanto la forza di rimanere con carità in mezzo a questa gente. Noi cercheremo di far ve-dere, di spiegare, ma forse nessuno vorrà vedere o ascoltare. Così dovremo fare un continuo lavoro, una fatica continua, di cui nemmeno vedremo particolari esiti. Noi siamo proprio persone come gli altri, fragili come loro. Ci stancheremo in questo lavoro, ci arrabbieremo, magari tenderemo a chiu-derci. Speriamo tanto che questo non accada. E poi ci sono sempre i nostri stessi pregiudizi e la no-stra stessa stupidità in agguato; anche a me non è forse capitato di vedere un bambino Down e di pensarlo per un attimo inferiore a mio figlio? Non mi capiterà di essere triste a causa del suo ritardo mentale, dato che proprio io ho sempre tenuto tanto ad essere la prima della classe sia quando stu-diavo sia poi sul lavoro? La mia fragilità e la mia povertà salteranno fuori sul più bello, chissà quan-te volte. Ma so anche che posso contare sempre sull’aiuto di Qualcuno, che può rimediare a tutto. Quindi ci sono tante ragioni per sperare in bene.
Basta, l’avrò annoiata! Mi avrà sopportato? Spero di sì…
Un’ultima cosa: volevo dirle che lei è proprio una gran bella persona, una persona speciale. Si vede che dona le sue intere giornate a far nascere i bambini e ad assistere le mamme; è così bello vedere una persona che dà la vita per farli nascere, i bambini… Tutta la fatica che fa è per stare in un posto davvero privilegiato, che le consente di vedere il mistero della vita che si forma, si sviluppa e nasce, in continuazione. Da questa posizione privilegiata è davvero uno dei pochi che può “sentire” quello che le ho scritto.
Così, tornando al regalo, certa che me lo farà, la abbraccio anticipatamente!
Paola e Nicola
Pubblicata da Mariagloria
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