
Il rimorso è il figlio maggiore, quello delle cose che sono accadute, ma che non sono andate come avremmo voluto, associabile al senso di colpa, la percezione del sentirsi la causa della rovina di qualcosa. Un tradimento durante una relazione che finisce per mandare tutto a puttane; una parola di troppo detta durante una discussione; delle chiacchiere inutili fatte alle spalle di un amico. Può accadere per qualsivoglia motivo e non è semplice evitarlo, anche applicandosi in maniera meticolosa. Sbagliare d’altronde serve a capire, comprendere e a sottrarsi alla ripetizione dello stesso errore. Qualche volta il rimorso è postumo, nel momento si crede di aver fatto la cosa migliore e solo più tardi bussa alla porta, chiede attenzione. Il rimpianto invece è il figlio minore, un senso di colpa diverso, ma che è ancora più fedele del rimorso e maggiormente dannoso. È costante come le lancette nel quadrante dell’orologio, ti ricorda in ogni attimo che se avessi tentato altre vie, ora le cose sarebbero diverse, forse migliori, magari peggiori, comunque diverse. Se avessi telefonato, se avessi scritto, se fossi stato più coraggioso, se mi fossi imposto, se avessi sorriso. Se. E dietro quel se c’è una costruzione, l’architettura di quello che sarebbe potuto essere e che non è. Non funziona così però, non si può vivere con l’ansia del come vivere, bisogna semplicemente vivere, vivere accettando che qualcosa possa non andare come vorremmo. Sognare è lecito e dovuto, ma vivere sognando quello che non è stato no, è davvero deleterio, è l’antonomasia dell’empasse, un ostacolo ad apprezzare le nuove possibilità, le alternative che abbiamo oggi e che domani non avremo più. Quante volte e per quante notti mi sono ritrovato poco prima di addormentarmi a chiedermi come poter rimediare a questa o quella cosa, per avere indietro questa o quella cosa. Non lo faccio più, perché forse sono divenuto abbastanza ponderato nell’affrontare gli eventi che di volta in volta mi capitano, perché vivere d’istinto è bello, ma il differenziarci dagli animali conta, la ragione ha una importanza non relativa. Se poi la nostra concezione di giusto va a braccetto con ciò che avvertiamo naturalmente, allora possiamo accettare di poter sbagliare e l’errore non esiste e non avremo di nuovo a che fare con i fratelli rimpianto e rimorso.
La vita domanda soltanto di essere vissuta.
Riflessione trovata su internet e fatta nostra
Mariagloria
Sono d'accordo su quasi tutto, penso comunque che la vita, la nostra vita, ha bisogno di queste sensazioni, come appunto il Rimorso, il Rimpianto, il Pentimento, il Dolore ed anche la Gioia.Perchè è in questo modo che si forma il carattere di una persona e in fin dei conti " La Persona" e una vita sfaccettata e non piatta e monotona. Certamente quando in una vita dovesse predominare una di queste sensazioni, specialmente quelle forti, dure, e malinconiche, ecco che nascano le frustrazioni, i sensi di colpa, le depressioni, etc., etc., l'equilibrio, sempre chè uno riesca ad ottenerlo, è basilare.
RispondiElimina