
Ho trovato su Internet questa lettera e la riporto volentieri perchè ritengo possa essere d'aiuto a chi, credente o no, abbia dubbi e preoccupazioni, che potrebbero rendere insostenibile il tempo della gravidanza.
Lunedì 09 Giugno 2008
Premessa:
In attesa del terzo figlio, ad una coppia di sposi, viene comunicato che esiste un'elevata probabilità (basata sullo screenig prenatale) che il bambino, da loro concepito, possa nascere con una grave malformazione congenita o che addirittura non riesca a terminare la gravidanza. Di fronte alle obiezioni scientifiche che suggerirebbero l'esecuzione immediata di un successivo esame diagnostico (villocentesi) ma pericoloso per il feto, Paola decide di scrivere una lettera al suo ginecologo. E ne scrive poi una seconda in prossimità del parto (che non riesce però a consegnargli) quando l'unica presunta patologia fetale rimane la sindrome di Down. Sono due preziose testimonianze di fede e amore, due catechesi che spiazzano il medico destinatario delle due missive. Ciò che raccontiamo è accaduto alcuni anni fa, il terzo figlio di Paola e Nicola, grazie a Dio, è nato senza nessuna malformazione.
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Caro Dottore,
mi permetto di scriverLe queste poche righe, perché, senza rubarLe tempo in studio, vorrei parteci-parLe la nostra serenità e le ragioni di una scelta che, mi pare di aver capito, forse non molte mam-me fanno.
In primo luogo, io ho capito chiaramente la situazione: c’è un’alta probabilità che il bambino possa essere malato. Quindi può accadere che debba partorire un bimbo già morto, o che morirà in breve tempo, oppure che mio figlio viva per sempre con un handicap fisico o psichico più o meno grave (con la conseguenza che dottori, cure, ospedali e problemi di ogni tipo saranno all’ordine del gior-no…).
Adesso però vedo che è vivo: sembra quasi correre, con il suo battito così accelerato. Grazie alla mia pancia, almeno per un po’ ancora (nel peggiore dei casi), può continuare a vivere. Perché pro-prio io, che sono la sua mamma, dovrei negargli quel poco di vita che gli è stata data da vivere? Forse perché mi risulta insopportabile l’idea che debba morire, l’idea di celebrare un funerale in oc-casione proprio del “lieto” evento della nascita, oppure l’idea che sia diverso dagli altri, “malato”... Ma la soluzione, di fronte a questo dramma della vita, può mai essere quella di ucciderlo adesso? Si è disposti a fare di tutto per accompagnare un figlio nella vita: l’istinto materno mi fa sembrare pre-zioso ogni secondo della sua esistenza. E’ questo il punto: che questo atteggiamento mi pare norma-le, non eroico o eccezionale!
E poi la mia salute psichica: dentro la fatica e il dolore (magari anche nell’insofferenza, debolezza comprensibile in tanti casi!) io andrò a dormire con il cuore in pace, con il cuore leggero. Una mamma che sceglie l’IVG credo che si ritrovi a vivere il tutto come una specie di incubo che però non finisce con l’atto dell’aborto. Cercherà di convincersi di aver fatto la cosa giusta, forse in molti momenti ci riuscirà anche: ma il cuore veramente in pace non lo avrà mai!
Poi l’altra questione: forse come genitori avremmo il dovere di non far nascere un bambino malato, in quanto lui stesso potrebbe dirci che la sua vita non meritava di essere vissuta, che avremmo fatto meglio ad eliminarlo subito.
Innanzitutto mi sembra che sia lo Stato a suggerirmi questo, perché se effettivamente nascessero tutti i bambini malati che vengono concepiti (immagino moltissimi, perché l’età delle mamme è sempre più avanzata) ci sarebbe un vero tracollo del nostro sistema sanitario, ancora assistenziale. Oggettivamente il nostro Stato non si può permettere di provvedere a tanti bambini malati, voce as-solutamente passiva del bilancio. Ma, onestamente, la cosa non mi interessa: non rinuncio alla vita di mio figlio per ragioni di bilancio pubblico (scarsa coscienza civile?). Per inciso, so anche che molte spese graveranno sulle nostre spalle. Lo Stato comunque non parla chiaramente, non dice che si tratta di una pura e semplice questione organizzativa ed economica. Fa parlare il bambino met-tendogli in bocca delle parole sulle quali mio figlio potrebbe (almeno con il beneficio del dubbio!) non essere assolutamente d’accordo.
Mi sembra evidente una cosa: ogni essere umano vive per essere felice. Nella vita può capitare di tutto, vediamo molti bambini sani che non sono per niente felici. Specialmente nella fase adolescen-ziale, ma anche prima, manifestano in maniera assolutamente assurda la loro insofferenza nei con-fronti della vita; la disprezzano apertamente, anche se è una vita sana, senza problemi. Questo può accadere anche a un bambino-adolescente malato, magari a maggior ragione, perché non può appar-tenere al “branco” e fare la vita “da sballo” degli altri. Ma ci sono tanti bambini malati felici, forse proprio perché malati non danno per scontate tante cose. Sono contenti di vivere perché hanno capi-to il valore delle cose. Per un bambino, molto dipende da chi si ritrova intorno; è il contesto umano che lo può rendere felice o infelice, consapevole o inconsapevole del valore della sua vita. Se una mamma tratta il proprio bimbo come uno sbaglio della natura o come un suo errore, sarà difficile che il bambino da solo riesca a capire che può essere felice, come e più degli altri. Quindi, come si fa a presupporre che il destino di un bambino malato sia necessariamente l’infelicità? Oggi come oggi, mi sembrano molto più segnati i destini di troppi figli sani.
Tornando a me e Nicola: penso che il nostro bimbo possa stare abbastanza tranquillo. L’abbiamo desiderato tanto, cercheremo di volergli tutto il bene di questo mondo, così come cerchiamo di fare con gli altri due. E speriamo in bene. Forse sbaglieremo, sarà difficile, magari non ce la faremo, ma è un rischio educativo che un genitore deve essere disposto a correre.
Ma non è umano tutto questo, non dovrebbe essere normale?
Paradossalmente, in questi giorni - a parte la notte immediatamente dopo la notizia della probabile malattia (perché è pure umano soffrire se sai che il tuo bimbo probabilmente è malato) - ho pensato di più, mi sono vista più preoccupata per il destino degli altri, di quelli non desiderati, di quelli non voluti soltanto perché sono malati. Di come sia assurdo che non possano dire la loro a proposito del-la vita. Per loro non posso fare niente, ma a questo punto mi pare doveroso almeno difendere il mio bimbo.
Avrà capito che dietro a queste riflessioni c’è una viva, seppur piccola, esperienza di fede. E’ vera-mente importante questa nostra fede, perché la salvezza che ci promette non è solo quella dopo la morte (che comunque non è poco), ma è soprattutto la salvezza della nostra vita concreta e della no-stra umanità. Peccato che la fede sia vista come un accessorio, uno svago come tanti altri, come il rifugio delle persone deboli. Non è così. La fede, ad esempio, può salvare una cosa come l’istinto materno, che è qualcosa di bello e molto umano.
Ma l’ultima obiezione potrebbe essere: “Ecco, tu non sei un animale”, devi riflettere, non essere stupida, sfrutta il progresso che la scienza ti offre, non devi procreare irresponsabilmente come gli animali!
Proprio per concludere: è quasi vent’anni che coltivo una gran passione per la scienza (nel mio set-tore fisico-matematico) e spero davvero che la ricerca continui ad impegnarsi per garantire a tutti sempre più vita, sempre più cure e possibilità di prevenzione delle malattie. Adesso non mi sembra che faccia molto onore alla scienza sopprimere un paziente (il feto) soltanto perché non è ancora in grado di curarlo. Sicura di non essere affatto irresponsabile, sono disposta anche a farmi dare della stupida, piuttosto che interrompere la vita del mio bambino.
Mi fermo, perché non vorrei averLa stufata con le mie riflessioni. Però è anche giusto fermarsi a ri-flettere, specialmente quando c’è di mezzo la vita di un bimbo. Così avrà compreso le ragioni della nostra scelta, che mi sembra semplicemente “umana”. Siamo convinti che vorrà continuare ad assi-sterci, come ha sempre fatto, con tanta premura, disponibilità e gentilezza, anche in questa scelta.
Vorrei poi alleggerirLa del peso di comunicarci eventuali brutte notizie (magari vedrà qualcosa nel-le prossime ecografie…). Non si preoccupi per noi, avremo ovviamente umanissime reazioni, ma non ci dispereremo!!!
Con tanta stima e gratitudine
Paola e Nicola
Pubblicato da Mariagloria
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