Il tuo occhio sia vigile

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domenica 23 maggio 2010

MESSAGGIO DI NAPOLITANO AI PRESIDENTI DELLE CAMERE (dopo la promulgazione del decreto legge sugli Incentivi)

Incentivi, Napolitano spiega: «Una firma anti-evasione»


Il presidente promulga il decreto ma scrive a Schifani e Fini: norma utile contro chi evade ma norme eterogenee


«Con fiducia e maxi-emendamenti, parlamento compresso»


Giorgio Napolitano
MILANO - Giorgio Napolitano promulga, con rilievi, il decreto legge sugli incentivi. Ma invia contestualmente una lettera ai presidente di Camera e Senato con un avvertimento chiaro: nel caso in cui dovesse persistere la tendenza «a caricare di contenuti impropri» i decreti-legge, il Colle eserciterà d'ora in avanti la facoltà di rinvio al Parlamento della legge di conversione. Una facoltà di cui il Colle non si è avvalso in questo caso per evitare il rischio della «decadenza» del decreto in questione, «che contiene - ha voluto chiarire Napolitano - disposizioni di indubbia utilità, come quelle relative al contrasto dell'evasione fiscale». Nella missiva l'inquilino del Colle esprime le sue perplessità sul decreto («norme eterogenee») e in generale sul ricorso a fiducia e maxi-emendamenti, ma poi spiega perché ha scelto di non rinviare la legge sugli incentivi in Parlamento. «Trattandosi di una legge di conversione, sono consapevole che tale richiesta, in considerazione della prossima scadenza del termine stabilito dall'art. 77 della Costituzione, comporta il rischio della decadenza del decreto-legge, che contiene disposizioni di indubbia utilità, come quelle relative al contrasto dell'evasione fiscale ed al reperimento di nuove risorse finanziarie».


FIRMA CON RILIEVI - Nel promulgare la legge di conversione del cosiddetto «decreto incentivi» (la legge n. 40 del 25 marzo 2010 ), Napolitano fa alcuni precisi rilievi. «Il decreto-legge che, nella sua formulazione originaria, conteneva disposizioni riguardanti esclusivamente la repressione delle frodi fiscali, la riscossione tributaria ed incentivi al sostegno della domanda e delle imprese, nel corso dell'iter di conversione è stato profondamente modificato, anche mediante l'inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee», scrive il Capo dello Stato nella missiva. Tale tecnica, ricorda poi, è stata «criticata» sia da lui che dai suoi predecessori. Per l'inquilino del Colle però inserire troppe norme eterogenee ha una «sua incidenza negativa sulla qualità della legislazione».


«PARLAMENTO COMPRESSO» - Nella lettera inviata a Renato Schifani, Gianfranco Fini e anche alla presidenza del Consiglio, il capo dello Stato non fa riferimento solo al decreto incentivi, ma più in generale sottolinea di aver avuto «modo di rilevare, più volte e in diverse sedi che in presenza di una marcata eterogeneità dei testi legislativi e della frequente approvazione degli stessi mediante ricorso alla fiducia su maxi-emendamenti, si realizza una pesante compressione del ruolo del Parlamento, specialmente allorché l'esame da parte delle Camere si svolga con il particolare procedimento e nei termini tassativamente previsti dalla Costituzione per la conversione in legge dei decreti». «Mi pare che il problema sollevato dal presidente sia assolutamente serio» ha commentato il leader Pd Pierluigi Bersani, secondo il quale dilaga ormai una prassi che sconfina nella «scorrettezza istituzionale», perché «sembra quasi che si voglia avere il via libera ai decreti da parte del presidente della Repubblica, salvo poi farne un uso inappropriato e distorto». «Quante ammonizioni dovrà impartire il presidente Napolitano prima che governo e maggioranza capiscano che il contemporaneo abuso di fiducie e decreti rende inutile il ruolo del Parlamento?» afferma in una nota il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D'Alia.


Articolo del Corriere della Sera

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