
All’inizio del Novecento Calambrone (da Caput Labronis) era una vasta area paludosa e disabitata che si estendeva a nord del confine fra il Comune di Pisa e quello di Livorno, segnato dal Fosso omonimo. A partire dal 1925 Calambrone, che faceva parte della Tenuta Reale di Tombolo, fu oggetto di una vasta opera di bonifica. Negli anni successivi si realizzò a Calambrone il progetto di città elioterapica fortemente voluto dall’Ospedale di Livorno e che aveva trovato il potente l’appoggio di Costanzo Ciano, Ministro degli Esteri del governo fascista. Calambrone, nell’arco di pochissimi anni, si trasformò un prestigioso Centro di Colonie e Istituti per cure marine, destinato essenzialmente ai bambini. Nacque, così, fra la spiaggia e il Viale XXVIII ottobre, oggi Viale del Tirreno, una piccola Città dell’infanzia, isolata dal tessuto edificato circostante e resa autonoma grazie ad un proprio Centro di Servizi con annessi Chiesa, direzione sanitaria, ambulatori medici, uffici, lavanderia, magazzini, centrale termica e autorimessa. Dal Telegrafo del 4 agosto 1932: “Sorge la città del Calambrone, come Venere dalle acque, tutta bella, ridente e nuova, e schiere di bimbi la popoleranno”.
Talassoterapia e Elioterapia
A Calambrone trovarono realizzazione le idee del medico fiorentino Giuseppe Barellai (1813-84) il quale propugnava la talassoterapie e la elioterapia come le uniche forme a quei tempi disponibili per la cura di rachitismo, scrofola, malattie tubercolari (fra le maggiori cause dell’altissima mortalità infantile): Le sue teorie avevano incentivato la costruzione di Istituti marini terapeutici e ospizi nonché di stabilimenti e centri climatici lungo i litorali toscani, intesi come luoghi ricreativi (villeggiatura), ma anche di cura.
Il fascismo e le Colonie climatiche
Queste indicazioni di tipo medico vennero riprese in modo organico dal regime fascista per il quale le Colonie, marine o montane che fossero, assunsero un ruolo rilevante all’interno di un programma di prevenzione sanitaria indispensabile per la difesa e il sano sviluppo della razza e per l’abbattimento della mortalità infantile che nel quinquennio 1921-25 si aggirava ancora intorno al 30%. Ma il regime fascista attribuiva alle Colonie non solo un ruolo sanitario e terapeutico, ma anche di formazione fisica e spirituale dell’uomo nuovo fascista. Di fatto le Colonie dovevano essere anche un veicolo di indottrinamento e una occasione di addestramento paramilitare delle giovani generazioni. La capitale di questo piccolo mondo che vide i bambini in fila per due tuffarsi fra le onde e vivere ventiquattr'ore su ventiquattro in comunità rigidamente organizzate fu Calambrone dove migliaia di bambini italiani, nel periodo fra le due guerre, hanno conosciuto per la prima volta il mare.
Alcune date:
1925
Inizio della bonifica nella Tenuta di Tombolo
1932
Ente Autonomo Tirrenia, voluto dai gerarchi Costanzo Ciano di Livorno, Ministro degli Esteri, e Guido Buffarini, Podestà di Pisa, con il compito di coordinare lo sviluppo dell’area compresa fra Marina di Pisa e il Fosso Calambrone (nascita di una nuova località balneare a Tirrenia, Stabilimenti Cinematografici Pisorno, creazione al Calambrone di un centro specializzato di Colonie per l’infanzia). Fu disciolto nel 1982
1932
Istituzione del Consorzio Elioterapico per unificare e coordinare la gestione e lo sfruttamento dell’area, con sede in un Centro Unico di Servizi
Estate 1932
Colonia Firenze
Ottobre 1932
Inaugurazione della Linea Ferroviaria Pisa-Marina-Tirrenia-Livorno (il Trammino)
1933
Colonie Principi di Piemonte, Villa Rosa Maltoni Mussolini
1934
Colonia Regina Elena
1934
Centro Servizi
1934
Stabilimenti Cinematografici Pisorno
1935
Colonia Marina Femminile Figli Fasci Italiani all’Estero
1938
Colonia Vittorio Emanuele III
1939
Colonia Marina Costanzo Ciano
Vita in Colonia
Gli ospiti delle Colonie erano bambini prevalentemente tra i sei e i dodici anni e per lo più appartenevano a famiglie bisognose. Il soggiorno durava generalmente 15 giorni. All’arrivo veniva dato loro un corredo completo di vestiario e venivano divisi in squadre in base all’età e allo sviluppo fisico. La vita in Colonia era molto rigida, scandita da precisi orari e da severa disciplina. Le squadre si spostavano sempre inquadrati in fila per due. I ragazzi erano sottoposti alla continua assistenza dei sorveglianti e delle educatrici, di solida fede fascista e formate attraverso corsi specifici. La giornata iniziava con la cerimonia dell’alzabandiera, seguita da una mezz’ora di esercizi e poi dalla colazione. Nell’ora successiva veniva impartito un po’ di indottrinamento ai valori del regime. Poi si andava in spiaggia per il bagno di sole (un’ora sotto ampi tendoni per fare rilassamento ed esercizi di respirazione), poi seguiva il bagno in acqua (una mezz’oretta). Alle 13 il pranzo, seguito da un breve riposo. Poi un altro indottrinamento, seguito da una marcia lungo la spiaggia, quindi ginnastica e giochi di squadra. Cena, e alle ventuno tutti a letto nelle grandi camerate. L’alimentazione era abbondante e ispirata a norme dietetiche, per un buon sviluppo fisico dei ragazzi. Le due settimane trascorse in Colonia rappresentavano, per i giovani del popolo, un’esperienza memorabile di vita collettiva, lontano dalla famiglia, e costituivano una sorta di preparazione alla vita adulta e alla dedizione allo Stato.
L’architettura:
Le sette Colonie del Calambrone costruite negli anni Trenta all’interno di un organico disegno politico ed ideologico, rappresentano un episodio di rilevante valore urbanistico e architettonico. Nel loro complesso si ispirano alla città di linee continue, teorizzata nel Manifesto dell’Architettura aerea di F. T. Martinetti, A. Mazzoni e M. Somenzi) con una distribuzione lungo assi paralleli all’arenile e alla pineta. Forte è anche l’influsso dello stile razionalista soprattutto nell’uso di materiali per quei tempi innovativi (vetro, cemento armato, acciaio). La planimetria di molte Colonie è segnata da una evidente simbologia (aereo puntato verso il mare, il logo dell’Organizzazione Maternità e Infanzia, il fascio littorio) a testimonianza della funzione ad esse assegnata di veicolo di propaganda dei valori del fascismo.
Elementi strutturali:
Le Colonie sono caratterizzate da grandiosità d’impianto, grande altezza dei soffitti e ampiezza degli spazi collettivi: cucina, refettorio, camerate, palestre, aule per l’istruzione, saloni per la ricreazione, terrazze per i bagni di sole e grandi spazi all’aperto per le adunate, l’alzabandiera, le attività sportive, le marce, le esibizioni ginniche. In alcune è presente la Cappella e/o il teatro o il cinema all’aperto. E’ frequente una verticalità nelle enormi aperture finestrate, e, soprattutto nelle facciate, una spiccata monumentalità. Sul piano tecnico, infine, è da ricordare che tali applicazioni furono concretamente rese praticabili dalla comparsa delle possibilità offerte dalla disponibilità di nuovi materiali da costruzione, da poco entrati in diffusione; ci si riferisce all’acciaio, al vetro, e, in modo particolare, al cemento armato, le cui caratteristiche si rivelarono indispensabili alla realizzazione strutturale dei nuovi ampi spazi, alla copertura delle grandi luci, alla soluzione statica delle torri, dei depositi idrici, delle pensiline e dei pilotis, elementi che andarono proliferando come corredo costante delle colonie del fascismo.
Le sette sorelle: le Colonie storiche del Calambrone
Le Colonie storiche del Calambrone rappresentano un fenomeno sociale, culturale e storico e architettonico di grande rilevanza a livello nazionale.